L’uomo dabbene è un atleta che si compiace a lottar nudo; egli disprezza tutti quei vili ornamenti che impaccerebbero l’uso delle sue forze, e che per la maggior parte non son stati inventati che per nascondere qualche deformità
Friedrich Nietzsche? No, Jean-Jacques Rousseau, Discorso sulle scienze e sulle arti. Il tema di quest’opera, oggetto di un concorso che Rousseau vinse nel 1750 presso l’Accademia di Digione, era: “Se il rinascimento delle scienze e delle arti ha contribuito alla purificazione dei costumi”. La risposta di Rousseau, contro l’opinione predominante dell’epoca dei Lumi, è un sonoro NO.
Rousseau, alfiere di tutti gli arcadismi moderni e precursore di tutte le nostalgie ecologiste, sosteneva notoriamente la tesi secondo cui le scienze e le arti sono ad un tempo segno e causa della decadenza dei costumi. E lo faceva celebrando le virtù rustiche del cittadino romano e del contadino gallico. Ora, non che si debba cedere a una fantasia così ingenua (anche se lo è meno di quanto sembri), ma certamente l’idea che la vita etica abbia più a che fare con una rude lotta con l’imprevedibile che con un lezioso balletto in calzamaglia è antica:
Un’arte che ti insegna a vivere è più simile alla lotta che alla danza, perché è necessario essere pronti ad affrontare saldi e in piedi accidenti improvvisi e imprevedibili
Marco Aurelio, Pensieri, VII, 61
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